Da Giulia ad Annia e ritorno
L'incontro di oggi non è stato facile. Avevamo tutti negli occhi e nel cuore i funerali di Giulia, non abbiamo potuto fare a meno di ricordarla. Nella sua storia si legge quella di altre mille donne, vittime di violenza. Abbiamo espresso il desiderio di non dimenticare. Di non potere, da ora in poi, fare a meno di tenerle in considerazione. Anche perché spesso sono donne senza un volto. Come la protagonista della storia di oggi. Lungo la Via Appia abbiamo incontrato una figura misteriosa, Annia Regilla. Da bambina aveva giocato ed aveva gioito delle meraviglie delle sua tenuta, diventata secoli dopo dell'imperatore Massenzio, passando e ripassando davanti al Mausoleo di Cecilia Metella, che sembrava vegliare severo su di lei, come un segreto monito. Da giovanissima, parte, dopo un matrimonio precoce, verso la Grecia, con il facoltoso marito, Erode Attico, filosofo e persona notoriamente facile all'ira. Muore, in circostanze mai chiarite, nonostante il processo intentato al marito, incinta di otto mesi. Compianta come LUCE DELLA CASA.
Di lei non si può perdere la memoria, non si possono dimenticare le umiliazioni, i pianti lontano da casa, l'ostilità di parenti ignoranti e probabilmente parecchio invidiosi della sua raffinatezza e della sua cultura. Di lei, come delle altre vittime di femminicidio, non possiamo dimenticarci, dobbiamo dare loro un volto. Che ci guardi bene fisso negli occhi, che ispiri enthusiamos, nel profondo del cuore.